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TECNICHE DI COLORAZIONE ARTIFICIALE DEI CANARINI A FATTORE ROSSO



I canarini a fattore rosso di oggi derivano dall'incrocio tra il canarino, in possesso di pigmento lipocromico giallo, e il cardinalino del Venezuela. L'ibrido (F1) ed i suoi reincroci (R1, R2) hanno ereditato dall'esotico geni in grado di metabolizzare determinati carotenoidi che assunti con l'alimentazione colorano il piumaggio.
A differenza dei pigmenti melaninici (eumelanine e feomelanine) che vengono sintetizzati dal canarino stesso, i pigmenti lipocromici devono essere assunti attraverso l'alimentazione. La quantità di rosso del piumaggio di questi incroci (canarino x cardinalino) è direttamente proporzionale alla quantità di geni trasferiti dal cardinalino al canarino. Per aumentare questa quantità di geni, in passato si è proceduto a reincrociare canarini di terza e quarta generazione (R3, R4) di nuovo con il cardinalino, ripetendo questo procedimento diverse volte. Questo sistema, se da un lato aumenta la quota genetica trasferita dal cardinalino al canarino, dall'altro aumenta anche il trasferimento di altri caratteri tipici dello spinus indesiderati (i pigmenti melaninici) che comportano soggetti macchiati tra i lipocromici e soggetti con disegno alterato nei melaninici. Attualmente, il ricorso al cardinalino nei migliori allevamenti di canarini lipocromici a fattore rosso è praticamente nullo. Personalmente ho visto solo qualche F1, R1 in allevamenti di lipocromici rosso mosaico.
Gli allevamenti più importanti selezionano un ceppo di canarini ad alta concentrazione di rosso, scartando sistematicamente i soggetti che presentano una intensità di lipocromo inferiore. Con questa tecnica selettiva oggi adottata praticamente da tutti, si raggiunge una ottimale stabilità della qualità genetica del ceppo, che può essere ulteriormente aumentata con la colorazione artificiale.
La storia della colorazione artificiale ha visto come prima sostanza usata il
pepe di caienna (il comune peperoncino rosso). Si era attorno agli anni '20 del secolo scorso. Si mescolava il peperoncino tritato in poco pastoncino e lo si forniva la sera in modo che i canarini lo consumassero al mattino quando, dopo una notte di digiuno, era possibile che mangiassero un pastone così poco appetibile.
Contemporaneamente si impiegava la
carota, grattugiata e miscelata al pastoncino oppure passata al torchio (spremuta) e usata al posto dell'acqua. L'inconveniente principale dell'uso della carota è che irrancidisce, nei mesi estivi, nel giro di poche ore. All'epoca veniva usata anche la farina di mais della varietà "Plata" più ricca di carotene. Ma nessuna di queste sostanze forniva una colorazione rossa intensa come la intendiamo noi oggi.
Attorno agli anni '70 fu messo in commercio il famoso "
Rosso Vital" che conteneva bacche, farine vegetali e forse cantaxantina (gli ingredienti rimasero sconosciuti perché all'epoca la legge non obbligava l'indicazione degli ingredienti). Fu poi la volta del "Rubired" e del "Necareco", entrambi in soluzione oleosa che dettero risultati migliori ma non paragonabili a quelli che si iniziarono ad ottenere da quando si iniziò l'uso dei caroteni di sintesi: betacarotene, carophil rosso e cantaxantina.
La cantaxantina è in commercio alla concentrazione del 10%. Questo significa che per ogni 100 grammi di prodotto, 10 sono di cantaxantina pura il rimanente è eccipiente. Il carophil è un derivato stretto della cantaxantina ad una concentrazione lievemente inferiore.

Quando si parla di tecniche di colorazione dei canarini a fattore rosso si deve sempre prendere in considerazione:
1) la
tonalità del colore
2) la
luminosità del colore
3) l'
uniformità del colore


La tonalità del colore


Il fattore che decide la tonalità del colore, cioè la data gradazione di rosso (rubino, carminio, magenta, ecc.) è il colorante singolo o la miscela di coloranti usata e la quantità di colorante miscelato al pastone o all'acqua di bevanda.
Se negli anni '80 il colorante più utilizzato era il betacarotene, da solo o combinato con carophil e cantaxantina, oggi il betacarotene è stato drasticamente accantonato a favore della cantaxantina e soprattutto del carophil rosso.Una miscela tipica di quel periodo era:
" 4 grammi di betacarotene
" 2 grammi di carophil rosso
" 1 grammo di cantaxantina

il tutto miscelato in un chilo di pastoncino. Il numero di allevatori che preferiscono sciogliere il colorante nell'acqua di bevanda è ormai ridotto a zero visto gli sprechi, la sporcizia (tutte le attrezzature si colorano di rosso), la difficoltà di difendere l'acqua colorata da luce e calore e la variabilità della sete dei soggetti che è sempre più grande della variabilità della fame.
In effetti il betacarotene da solo o come ingrediente principale delle miscele coloranti apporta una tonalità troppo arancione rispetto allo standard richiesto oggi. Tuttavia si consiglia l'uso di una piccola quantità di betacarotene quando si usino grosse quantità di carophil e cantaxantina, in quanto "protegge" dal virare della colorazione verso il mattone.
Di seguito presentiamo alcune diverse miscele di coloranti così come le abbiamo imparate da allevatori di livello internazionale:
1) 5 grammi di carophil + 2 grammi di cantaxantina per kg di pastone
2) 6 grammi di carophil + 1 grammo di cantaxantina per kg di pastone
3) 5 grammi di carophil + 5 grammi di Bogena intensive per kg di pastone
4) 6 grammi di carophil + 4 grammi di Bogena intensive per kg di pastone
5) 6 grammi di carophil + 2 grammi di cantaxantina + 2 grammi di betacarotene + 4 grammi di Bogena intensive per kg di pastone
6) 7 grammi di carophil + 2 grammi di cantaxantina + 2 grammi di betacarotene per kg di pastone
7) 8 grammi di carophil + 5 grammi di bogena intensive + 2 grammi di betacarotene per kg di pastone
8) 10 grammi di carophil + 3 grammi di betacarotene per kg di pastone

Come vedete, si potrebbe dire che tante sono le miscele di coloranti quanti sono gli allevatori….Il dato importante è verificare le tendenze odierne nel campo della colorazione.
La tendenza a colorare con quantità
medie di coloranti, con lo scopo di evitare pericolose virate verso tonalità di rosso indesiderate (rosso mattone) di solito utilizza un solo colorante (carophil rosso) o due (carophil e cantaxantina oppure carophil e bogena). La quantità usata è di 6-7 grammi per kg di pastone.
La tendenza a colorare con quantità
forti di coloranti (8 - 10 grammi fino a punte anche superiori!), necessita di più coloranti assieme, soprattutto di una modesta quantità di betacarotene che "alleggerisca" la tonalità mantendola su quel rosso carminio ricercato da tutti.


La lucentezza del colore


Questo è un fattore di pregio che esalta notevolmente la tonalità rossa ottenuta con la colorazione artificiale. Detto innanzitutto che fattore decisivo è la qualità del piumaggio del ceppo con il quale si lavora, esistono elementi apportati con la nutrizione che possono dare un contributo anche notevole alla luminosità del rosso. Queste sostanze si devono suddividere in due gruppi:
1) le sostanze che
favoriscono l'assorbimento del colorante;
2) le sostanze che
impediscono l'ossidazione del colorante.

Le sostanze del primo gruppo sono quelle che migliorano il funzionamento del metabolismo intestinale e quindi rendono ottimale l'assorbimento dei caroteni. Quanto più attiva sarà la flora batterica intestinale tanto migliore sarà l'assorbimento del colorante. Tra queste sostanze includiamo il
lievito di birra vivo e i fermenti lattici.
Si sceglierà lievito di birra attivo per uso umano in scaglie che saranno frullate fino a renderle polvere da aggiungere al pastone (1 cucchiaino ogni 300 gr. di pastoncino circa) e poi mantenuto nel frigorifero. Tra i tanti prodotti in commercio si sceglieranno come fermenti lattici
vivi (che vanno tenuti refrigerati) quelli in polvere anziché liquidi (si utilizzano meglio nel pastone) a più alta quantità di batteri benefici e con l'aggiunta di vitamine del gruppo B e inulina come: Inolact bustine o Infloran-bio bustine. Di queste se ne userà una bustina ogni 700-1000 grammi di pastone per 3-5 giorni di seguito al mese, oppure a giorni alterni per 10 giorni. L'uso discontinuo e di lievito di birra e di fermenti lattici è necessario per evitare l'effetto collaterale della stipsi (i canarini diventano stitici) e perché non serve.
Le sostanze del secondo gruppo attivano a loro modo il colorante impedendo che la sua ossidazione ne riduca l'efficacia. Detto in altro modo il colorante è labilissimo, cioè patisce tutto: la luce, il calore, l'umidità. Tutto ne limita l'efficacia. Per evitare ciò occorre tenere i barattoli di coloranti chiusi ermeticamente, al buio e in frigo nei mesi estivi. Altrimenti i principi attivi ossidano e la colorazione non raggiunge più il livello atteso. Per evitare l'ossidazione è raccomandato di aggiungere durante la muta, una piccola quantità di
vitamina E (3-4 giorni a settimana).
Il
Bogena intensive prodotto in Olanda e distribuito in tutto il mondo, contiene il 15,75% di carophil rosso come principio attivo. Nulla si sa sulla composizione dei rimanenti ingredienti. Il giudizio che ne danno i migliori allevatori è che come colorante usato da solo è poco attivo (10 grammi di Bogena per kg di pastone corrispondono a 1,575 grammi di carophil!) ma, come ingrediente complementare, usato cioè assieme ad altri coloranti (carophil principalmente e cantaxantina) fornisce un aiuto notevole per il raggiungimento di una luminosità particolare della colorazione. Questo è il motivo principale per cui questo prodotto è ampiamente usato soprattutto in Belgio e in Olanda ed è il motivo per cui altre ditte nord europee (Quiko inclusa) sta producendo prodotti coloranti analoghi.
La lucentezza del piumaggio è indubbiamente favorita (così come anche l'assorbimento del colorante) da una alimentazione sufficientemente ricca di
grassi. E' infatti nei grassi che i coloranti (lipocromici) trovano il loro ambiente ideale di assorbimento. La conseguenza è quella di usare un pastone che sia sufficientemente proteico per sostenere il peso della muta (15-17% di proteine) e grassato per favorire l'assorbimento e la lucentezza del colore. A questo punto occorre chiarire se sia meglio usare un pastone del commercio già grassato oppure usarne uno secco al quale si aggiungono grassi al momento dell'uso. L'umidità del pastone grassato certamente influisce negativamente sull'attività del colorante; dunque o si preparano piccole dosi di pastone grassato da usare in un paio di giorni o si aggiunge quotidianamente olio o strutto al pastone secco colorato. Ciascuno dei due sistemi presenta vantaggi e svantaggi e ogni allevatore si regolerà a seconda del tempo a sua disposizione per preparare o l'uno o l'altro tipo di pastone.
Solitamente si suggerisce di togliere per un certo numero di ore al giorno i semi di modo che i canarini mangino esclusivamente il pastone colorato. Questo, oltre a creare dei problemi all'allevatore che ha poco tempo a disposizione, può alterare l'equilibrio della dieta. Personalmente uso mescolare i semi
assieme al pastone colorato e fornisco ai miei canarini solo questa miscela (semi + pastone assieme).


L'uniformità del colore


Il fattore principale dell'uniformità del colore sta nel dosare esattamente il colorante e il pastone nel quale distribuirlo. Ciò significa pesare con una bilancia di precisione al grammo il colorante, soprattutto nel caso in cui si usi più di una sostanza per colorare. L'uso di misurini può essere un'alternativa ma non ugualmente precisa e solo nel caso in cui si usi una sola sostanza colorante (carophil) e si sia pesato la prima volta a quanti grammi esatti corrisponda il dato misurino riempito fino all'orlo e pareggiato. Uguale attenzione va data al peso esatto del pastone. Se si aggiungono integratori al pastone (vitamine, lieviti, germe di grano, sali minerali e quant'altro) il chilo di pastone deve essere calcolato compreso il peso degli integratori.
Altro fattore decisivo per l'uniformità della colorazione è la minuziosa
miscelazione del colorante nel pastone. Preparare piccole dosi (1 kg, 2 kg) per volta consente di distribuire uniformemente il colorante nel pastone mescolando l'uno nell'altro con pazienza e attenzione.
Nonostante si tratti di polvere molto fine, c'è chi passa al frullatore il colorante fino a ridurlo a polvere impalpabile consentendo così una miscelazione assai migliore.
Per i soggetti colorati da nido, uniformità significa anche che il colore di timoniere e remiganti deve essere idealmente identico a quello del corpo del canarino. Su questo elemento in Italia non siamo allo stesso livello di belgi e olandesi. Può essere che ciò derivi dal fatto che gli italiani hanno sempre selezionato ceppi di lipocromici ad ala bianca ma può anche essere che i nord europei utilizzino qualche "trucco" che noi non conosciamo. Comunque sia resta il fatto che in nord Europa molti allevatori che colorano da nido usano il
couscous come veicolo per il colorante. Il couscous inumidito risulta un eccellente veicolo per un ottimale assorbimento del colorante.
Meno importante di quanto invece sembrava un tempo è la costanza della somministrazione del colorante. In altre parole non pare decisivo somministrare il colorante tutti i giorni. Ciò è dovuto al metabolismo dei caroteni che rimangono in circolo più a lungo di quanto non si pensasse. Ne sanno qualcosa gli allevatori di lipocromici rosso mosaico, ogni qual volta si trovino nella necessità di asportare una remigante o timoniera spezzata. Neppure una settimana di astinenza dal colorante consente la ricrescita della piuma che anziché bianca si mostra rosacea. Altri allevatori regolarmente colorano per 6 giorni fornendo poi un pastone non colorato ogni settimo giorno. Altri ancora suggeriscono di essere continui nel colorare rossi brinati e mosaico ed invece di colorare a giorni alterni gli intensi quando la muta è quasi ultimata. Così facendo si eviterebbe l'accumulo di colorante specie sulla testa degli intensi che porta ad una tonalità violacea penalizzante e che non sempre l'esposizione al sole riesce a schiarire.
Per consentire una muta rapida e completa, ovviamente utile per una colorazione ottimale, l'ambiente in cui vengono alloggiati i novelli durante questa fase deve essere tenuto in penombra.





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